Il matrimonio, così come lo conosciamo, è un rito antichissimo che si perde nella notte dei tempi e viene celebrato da millenni in ogni cultura e con ogni religione. I Celti di epoca medievale legavano le mani degli sposi quale allegoria della loro unione. Gli antichi Romani si sposavano tenendo in mano una bilancia a testimonianza dell’equilibrio fra uomo e donna, poi si davano la mano destra per simboleggiare il reciproco accordo di coppia. Nella Grecia classica il matrimonio durava tre giorni e il momento focale era il trasloco della sposa nella casa del futuro marito con tanto di corteo e banchetti a non finire. In quasi tutta l’Europa e parte del Medioriente le spose indossavano un abito color arancio, che simboleggiava il passaggio all’età adulta, e quindi la maturità sessuale; il colore bianco arrivò molto più tardi dalla cultura araba che lo accostava al bianco fiore d’arancio, simbolo di purezza.
Retaggi pagani
Anche se oggi siamo abituati a pensare che il matrimonio religioso sia
solo quello cattolico con bouquet, fedi, e lancio di riso, fa un certo
effetto scoprire che tutti i passi e le tradizioni sono stati presi dai
culti pagani antichi e sono rimasti praticamente invariati per millenni. Per esempio,
le damigelle sono un’eredità egizia: esse si vestivano riccamente come
la sposa e la accompagnavano durante il corteo per confondere gli
spiriti maligni che così non potevano lanciarle malefici.
Anche la tradizione di sposarsi a giugno è tipicamente pagana: siccome maggio era il mese consacrato alle nozze degli Dèi, i mortali potevano sposarsi solo dal mese successivo in poi. Inoltre la luna piena di giugno veniva chiamata “di miele” poiché quello è il momento dell’anno in cui le api depositano più miele in assoluto, e così si accomunava la consacrazione dell’amore all’idea di dolcezza. Per questo motivo il primo periodo di matrimonio (che per noi costituisce il viaggio di nozze) viene tutt’ora chiamato ‘Luna di Miele‘.
E il lancio del riso? Neanche a dirlo è anch’esso un retaggio pagano. Il
riso è una pianta che nell’antichità veniva associata all’idea di
abbondanza e di fertilità, perciò lanciare i chicchi sulla coppia appena
sposata serviva (e serve) ad augurare una vera e propria pioggia di soldi e tanti
figli sani.
Ci sono molti altri esempi e li vedremo strada facendo.
L’Handfasting e il Dextrarum Iunctio
Museo archeologico di Carsulae |
Oggigiorno i neopagani sono ormai un numero altissimo in tutto il mondo e
anche i matrimoni di estrazione filo-celtica o ono in
continuo aumento. Come già detto, il rituale poteva variare da regione a regione e addirittura da clan a clan, per questo
motivo esistono molte varianti. Una traccia in chiave moderna ci viene
fornita da un famoso testo pagano degli anni ’70 intitolato “A Witches’ Bible”,
scritto dai coniugi Farrar, sacerdoti wiccan inglesi. Tuttavia al
giorno d’oggi molte coppie preferiscono scegliere insieme all’officiante
l’intero iter ritualistico, con il risultato che ogni Handfasting è
diverso da tutti gli altri e sempre originale.
In ogni caso la cerimonia possiede uno schema di base abbastanza comune, che può essere ampliata e personalizzata, e si svolge più o meno così:
- L’officiante traccia il Cerchio, chiama gli Dei e gli Elementi
- fa entrare gli sposi nel Cerchio, e gli unge la fronte con una croce solare (o con un pentagramma)
- gli sposi vengono benedetti con gli Elementi
- l’officiante pronuncia le frasi di rito e fa promettere il “sì” degli sposi
- le mani degli sposi vengono legate con un nastro
- gli sposi accendono un grosso cero bianco che verrà poi acceso ogni anno per l’anniversario
- l’officiante slega le mani degli sposi
- gli sposi si scambiano le fedi
- l’officiante benedice la “pietra testimone”
- gli sposi offrono un dono agli Dei (fiori, frutta, cristalli… da lasciare possibilmente nel bosco)
- si consuma un piccolo banchetto in onore degli Dei a base di biscotti e idromele
- si conclude il rito ringraziando gli Dei, congedando gli Elementi e riaprendo il Cerchio.
Certamente avrete notato un passo in particolare… e cioè lo scambio
delle fedi. Anche questo risale a tempi antichi: l’anello, di forma
circolare, ricorda simbolicamente l’anno solare e il suo eterno ciclo
stagionale. Il nome stesso proviene dal latino annus, ovvero “anno”, la cui radice indoeuropea an- vuol dire “circolo”. Inoltre il termine anulare
indica il dito su cui va infilato l’anello. In altre parole la fede
nuziale è uno strumento per propiziare l’eternità dell’unione. In
questo senso, quindi, non ha alcun legame particolare con la sola religione
cristiana, ma anzi fa da denominatore comune a diversi culti.
Il nastro che lega le mani degli sposi acquisisce il valore di strumento
magico che viene “caricato” dal volere della coppia nell’intento di
unire spiritualmente le proprie anime oltre la visione terrena. Va
specificato che sono molti quelli che vedono nell’unione terrena la
riaffermazione di un legame che esiste cosmicamente ed eternamente fra
due persone, a prescindere dai limiti di tempo e di spazio, e che quindi
in ogni vita successiva essi si rincontrano e continuano la loro vita
insieme. Alla fine del rito gli sposi possono scegliere di tenere il
nastro come ricordo e riutilizzarlo ogni anno in occasione
dell’anniversario legando reciprocamente le proprie mani, oppure di fare
un nodo e di bruciarlo per sigillare l’idea di legamento.
Poi c’è la pietra “testimone” ovvero una pietra particolare scelta dalla coppia (che può essere un sasso molto levigato, un cristallo o una pietra preziosa) che simboleggia la ferma e reciproca volontà dei due a sposarsi e a rendere solido il matrimonio.
C'erano moltissimi altri riti, gesti e azioni che facevano parte delle celebrazioni antiche e che possono essere integrati. L'importante è creare un percorso liturgico in cui entrambi gli sposi si vedono e si riconoscono.
Ritualistica
Torniamo al rito in sé. Esso può essere celebrato da uno o due
officianti. Nel primo caso l’officiante unico può essere un sacerdote o
una sacerdotessa; nel secondo caso ci sono entrambi. In alcune cerimonie
che si svolgono durante i festival celtici, l’officiante è spesso un
druido (o meglio un neodruido) che sposa coppie di giovani con un rito
semplicissimo: dopo che i due pronunciano il proprio nome, egli gli lega
le mani e gli pone sopra un falcetto e un ramo di vischio, sigillando
l’unione.
Altro tipo di Handfasting è quello chiamato “Intimo”, che viene celebrato solamente dagli sposi, in segreto, con al massimo la presenza di due testimoni. Si tratta di una cerimonia semplice, in cui i due sposi si promettono amore e fedeltà davanti al volere degli Dèi. Oggi è poco utilizzato a dire il vero, ma certamente ci fornisce una splendida testimonianza di un passato romantico e carico di mistero.
Legalmente Uniti
Per chi se lo stesse chiedendo, secondo la legge italiana, nessuna
coppia può dirsi sposata con il solo rito religioso, nemmeno con quello
cattolico. Tuttavia ci sono delle concessioni che possono far aggirare
l’ostacolo. Generalmente si può chiedere che l’officiante venga
autorizzato a celebrare il matrimonio civile con una delega speciale, ma
occorre accettarsi che il proprio comune preveda questo genere di
pratiche e che, in tal caso, preveda altresì che il rito possa essere
officiato al di fuori delle mura del municipio.
Superati questi piccoli intralci burocratici, che sia un druido o una
sacerdotessa, il vostro officiante potrà sposarvi secondo ogni legge…
civile e divina.
Se avete ulteriori domande o necessitate di qualcuno che celebri la vostra unione, non esitate a contattarmi.
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