Anni fa,
quando vivevo con i miei in Umbria, possedevamo diversi gatti. Uno di questi
l'avevamo chiamato Bacio, perché era color nero-cioccolato come un Bacio
Perugina.
Il mantello
dei gatti ha subito diverse mutazioni genetiche, sia naturali, sia generate da
incroci voluti dall'uomo. Ma il colore nero è una mutazione totalmente
naturale.
I primi
gatti possedevano soltanto un mantello striato, adatto alla mimetizzazione.
Quando questa smise di essere una necessità, il colore del pelo poté virare
verso altre tinte. E la prima di queste fu proprio il nero, forse perché da
prede erano diventati predatori, notturni in special modo, e dunque una
pelliccia nera era sicuramente più conveniente.
Chi possiede
gatti neri sa bene quanto siano intelligenti, fedeli, socievoli e persino
educati. Tuttavia non disdegnano qualche fuga notturna fuori casa, per dare
sfogo ai loro istinti selvatici più ancestrali.
Il colore
nero nei gatti è classificato come "denso" perché risultato
dell'azione di un gene dominante indicato con "B" che produce una
particolare melanina, detta eumelanina, responsabile delle colorazioni forti
anche nell'uomo.
I gatti
"frequentano" gli umani dal 5000 a.C., ma è intorno al 3000 a.C. che
il gatto comincia a essere addomesticato e ciò avviene in Egitto,
parallelamente alla comparsa del culto della dea Bastet. Tale culto nasce
dall'osservazione ravvicinata dei piccoli felini (chiamati "Mau"), in
particolar modo delle gatte: esse sono sinonimo di procreazione, allattamento e
grande cura dei piccoli. Difatti in Egitto era consuetudine consacrare i
bambini a Bastet; il rituale prevedeva l'esecuzione di un taglietto sul braccio
per far sì che il sangue si mescolasse a quello di un gatto.*
Naturalmente
il gatto nero era il prediletto tra gli Egiziani, perché il suo colore
ricordava la notte e il suo apparire così misterioso era fonte di grande
ammirazione.
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Illustrazione di Jonna Hyttinen |
Anche trai
Romani il gatto nero ricevette un grande apprezzamento. Tutto iniziò quando ci
si accorse che per tenere lontani i topi dai granai, i gatti erano molto più
bravi e più facilmente addomesticabili delle faine e delle donnole, utilizzate
fino a quel momento.
Anche in
questo caso fu l'osservazione diretta a produrre conoscenza, apprezzamento e
cultualità. A Roma il gatto fu associato prima alla dea Libertas per la sua
indole selvatica e indipendente; successiavamente a Diana, dea notturna della
luna e della caccia, associata ai boschi, alla magia e alla protezione della
gravidanza.
Insomma,
ovunque il gatto ispirava gli stessi sentimenti. Ed è proprio grazie ai Romani
che i gatti si diffusero in tutta Europa: i soldati li portavano volentieri con
loro, anche nelle missioni di conquista, in quanto considerati delle piccole
mascotte "portafortuna".
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"The Offering", illustrazione di Omar Rayyan |
E' solo con
il Medioevo cristiano che il gatto subisce un'ingiusta condanna, soprattutto
quello nero. A causa del suo carattere selvaggio e notturno, viene associato
all'occulto, alle streghe e al demonio, cosa che gli costerà secoli di
persecuzione. Secondo la superstizione, il gatto nero poteva essere l'incarnazione
di un demone o di una strega e pertanto doveva essere ucciso a vista. Nel 1200
Papa Gregorio IX emanò una bolla in cui esortava allo sterminio di queste
povere creature. Difatti fu una vera e propria strage, il ché comportò
gravissime conseguenze: il calo drastico della popolazione felina causò un
innaturale aumento di topi e ratti... quest'ultimi portatori della zecca della
peste.
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"Witch", illustrazione di Victoria Frances |
Nonostante
la storia ci abbia dimostrato che metà della popolazione europea è perita -
anche - a causa di una ridicola superstizione religiosa, è dolorosamente triste
constatare che, ancora oggi, molte persone considerino negativamente i gatti
neri.
Ad esempio
si dice che se uno di loro ci attraversa la strada è meglio tornare indietro e
passare da un'altra parte. Questa dicerìa si sviluppò sempre nel Medioevo,
quando si viaggiava di notte con le carrozze: le strade erano scarsamente o per
niente illuminate e, se un gatto nero attraversava la strada, poteva succedere
che i cavalli si spaventassero vedendo solo due occhi luminosi nel ben mezzo
del nulla. Cosa che poteva causare incidenti anche gravi.
Dunque, se
non stai viaggiando in piena notte con il calesse, è scioccamente inutile
cambiare strada quando attraversa un gatto nero.
Una leggenda
metropolitana racconta che qualche giorno prima di Halloween i
"satanisti" prendano i gatti neri dai gattili per sacrificarli nella
notte del 31 ottobre. A questo proposito ho personalmente condotto una ricerca
tre anni fa per conto del progetto @levereoriginidihalloween, scoprendo che non
c'è nulla di vero e a dirlo sono proprio i responsabili dei gattili di tutta
Italia.
Fortunatamente
anche le peggiori superstizioni prima o poi cedono il passo alla ragione. Oggi
il gatto nero sta tornando nelle grazie di tutti, anche perché molte persone e
associazioni si sono date da fare per rinobilitare queste meravigliose creature
color della notte e ridargli dignità. E oggi, finalmente, abbiamo anche una
data per festeggiarle, scelta proprio in barba alle superstizioni: 17 novembre!
Buona festa
del gatto nero a tutti!
* Questa
informazione è puramente a scopo didattico. Non fatelo sui vostri figli.
Fonti:
Scientificast
Romanoimpero
Roma(.)com