lunedì 14 febbraio 2022

Ciòca Mars!


Scaccia febbraio, batti marzo!

Fino a qualche decennio fa esisteva una tradizione nel nord Italia chiamata "bater marzo" o "ciòca mars", a seconda delle regioni. Gli ultimi tre giorni di febbraio si usciva in strada con pentole e campanacci, suonandoli per fare più baccano possibile. Il senso era quello di "spaventare febbraio" per cacciarlo via e, con lui, cacciar via il freddo, le malattie, l'inverno e dunque l'idea della morte. Al contempo si annunciava l'arrivo di marzo.

Tale tradizione proponeva quell'atto magico che da sempre viene utilizzato nei riti contadini, nel folcore antico e nella magia cerimoniale: produrre un suono forte per scacciare gli spiriti maligni e le negatività, attirando la parte luminosa di un intento.
Battere il pentolame a questo scopo veniva fatto già dalle popolazioni italiche; ancora prima il suono squillante di una campanella era in uso tra gli indoeuropei e oggi si trova nei rituali in India, in Thailandia, ma naturalmente anche in altre tradizioni, come in quella cattolica.
Non mi dilungo oltre su questo argomento solo perché non basterebbe un semplice post.

Se febbraio va scacciato in fretta e furia, marzo si accoglie con tutti quei rituali che non si sono fatti nel mese precedente. Il rinnovo di cui marzo è portatore si celebra nel primo giorno del mese con tutto ciò che si può fare in questa giornata, come: tagliarsi i capelli, buttare il vecchio ciarpame, bruciare le foglie cadute, pulire la casa, regalare ciò di cui non si ha più bisogno, potare le piante, seminare, rinnovare tende e cuscini, ecc...

Tutto ciò che fa parte del senso di rinnovo in questo giorno arriva da tempi antichi, in special modo dagli antichi Romani per cui oggi era il primo giorno dell'anno (prima della riforma).
Tornando al folclore moderno, ecco che il 1° marzo serviva - fino a qualche decennio fa - a celebrare burlescamente la vita con finti annunci di matrimonio tra i giovani non ancora sposati. Un gruppo di ragazzi capitanati da un "solista" pronunciava il nome delle ragazze che essi avrebbero voluto sposare, urlandolo ad alta voce dentro a una specie di megafono fatto di corteccia arrotolata. Il monologo qualche volta era pungente, altre volte irripetibile e irriverente. Cosa che faceva ridere tutto il vicinato.

Non posso che concludere questa nota dicendo che è un vero peccato che tradizioni come queste stiano inesorabilmente sparendo, perché sono il vivo esempio di una vita ricca di significati antichi.
 
 
 
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