martedì 15 novembre 2022

Evoluzione del Gatto Nero: storia, leggende e superstizioni.

 

Anni fa, quando vivevo con i miei in Umbria, possedevamo diversi gatti. Uno di questi l'avevamo chiamato Bacio, perché era color nero-cioccolato come un Bacio Perugina.

Il mantello dei gatti ha subito diverse mutazioni genetiche, sia naturali, sia generate da incroci voluti dall'uomo. Ma il colore nero è una mutazione totalmente naturale.

 

I primi gatti possedevano soltanto un mantello striato, adatto alla mimetizzazione. Quando questa smise di essere una necessità, il colore del pelo poté virare verso altre tinte. E la prima di queste fu proprio il nero, forse perché da prede erano diventati predatori, notturni in special modo, e dunque una pelliccia nera era sicuramente più conveniente.

Chi possiede gatti neri sa bene quanto siano intelligenti, fedeli, socievoli e persino educati. Tuttavia non disdegnano qualche fuga notturna fuori casa, per dare sfogo ai loro istinti selvatici più ancestrali.

Il colore nero nei gatti è classificato come "denso" perché risultato dell'azione di un gene dominante indicato con "B" che produce una particolare melanina, detta eumelanina, responsabile delle colorazioni forti anche nell'uomo.


I gatti "frequentano" gli umani dal 5000 a.C., ma è intorno al 3000 a.C. che il gatto comincia a essere addomesticato e ciò avviene in Egitto, parallelamente alla comparsa del culto della dea Bastet. Tale culto nasce dall'osservazione ravvicinata dei piccoli felini (chiamati "Mau"), in particolar modo delle gatte: esse sono sinonimo di procreazione, allattamento e grande cura dei piccoli. Difatti in Egitto era consuetudine consacrare i bambini a Bastet; il rituale prevedeva l'esecuzione di un taglietto sul braccio per far sì che il sangue si mescolasse a quello di un gatto.*

Naturalmente il gatto nero era il prediletto tra gli Egiziani, perché il suo colore ricordava la notte e il suo apparire così misterioso era fonte di grande ammirazione.

Illustrazione di Jonna Hyttinen

Anche trai Romani il gatto nero ricevette un grande apprezzamento. Tutto iniziò quando ci si accorse che per tenere lontani i topi dai granai, i gatti erano molto più bravi e più facilmente addomesticabili delle faine e delle donnole, utilizzate fino a quel momento.

Anche in questo caso fu l'osservazione diretta a produrre conoscenza, apprezzamento e cultualità. A Roma il gatto fu associato prima alla dea Libertas per la sua indole selvatica e indipendente; successiavamente a Diana, dea notturna della luna e della caccia, associata ai boschi, alla magia e alla protezione della gravidanza.

Insomma, ovunque il gatto ispirava gli stessi sentimenti. Ed è proprio grazie ai Romani che i gatti si diffusero in tutta Europa: i soldati li portavano volentieri con loro, anche nelle missioni di conquista, in quanto considerati delle piccole mascotte "portafortuna".

"The Offering", illustrazione di Omar Rayyan

E' solo con il Medioevo cristiano che il gatto subisce un'ingiusta condanna, soprattutto quello nero. A causa del suo carattere selvaggio e notturno, viene associato all'occulto, alle streghe e al demonio, cosa che gli costerà secoli di persecuzione. Secondo la superstizione, il gatto nero poteva essere l'incarnazione di un demone o di una strega e pertanto doveva essere ucciso a vista. Nel 1200 Papa Gregorio IX emanò una bolla in cui esortava allo sterminio di queste povere creature. Difatti fu una vera e propria strage, il ché comportò gravissime conseguenze: il calo drastico della popolazione felina causò un innaturale aumento di topi e ratti... quest'ultimi portatori della zecca della peste.

"Witch", illustrazione di Victoria Frances

Nonostante la storia ci abbia dimostrato che metà della popolazione europea è perita - anche - a causa di una ridicola superstizione religiosa, è dolorosamente triste constatare che, ancora oggi, molte persone considerino negativamente i gatti neri.

Ad esempio si dice che se uno di loro ci attraversa la strada è meglio tornare indietro e passare da un'altra parte. Questa dicerìa si sviluppò sempre nel Medioevo, quando si viaggiava di notte con le carrozze: le strade erano scarsamente o per niente illuminate e, se un gatto nero attraversava la strada, poteva succedere che i cavalli si spaventassero vedendo solo due occhi luminosi nel ben mezzo del nulla. Cosa che poteva causare incidenti anche gravi.

Dunque, se non stai viaggiando in piena notte con il calesse, è scioccamente inutile cambiare strada quando attraversa un gatto nero.

Una leggenda metropolitana racconta che qualche giorno prima di Halloween i "satanisti" prendano i gatti neri dai gattili per sacrificarli nella notte del 31 ottobre. A questo proposito ho personalmente condotto una ricerca tre anni fa per conto del progetto @levereoriginidihalloween, scoprendo che non c'è nulla di vero e a dirlo sono proprio i responsabili dei gattili di tutta Italia.


Fortunatamente anche le peggiori superstizioni prima o poi cedono il passo alla ragione. Oggi il gatto nero sta tornando nelle grazie di tutti, anche perché molte persone e associazioni si sono date da fare per rinobilitare queste meravigliose creature color della notte e ridargli dignità. E oggi, finalmente, abbiamo anche una data per festeggiarle, scelta proprio in barba alle superstizioni: 17 novembre!

Buona festa del gatto nero a tutti!





* Questa informazione è puramente a scopo didattico. Non fatelo sui vostri figli.


Fonti:

Scientificast

Romanoimpero

Roma(.)com

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