La Ghirlanda
In un tempo assai remoto risalgono le sue origini e possiamo dire che è vecchia quanto il mondo, eppure il suo status è eternamente fresco e vivace.
L'intrecciare fronde, erbe e fiori è un gesto antico quanto l'umanità stessa perché simboleggia la connessione profonda che c'è tra noi e la Natura, sin da quando ne abbiamo memoria. L'utilizzo della ghirlanda è infatti stagionale: è di fiori freschi in primavera; di spighe d'estate; di foglie rosse e bacche in autunno; di abete, agrifoglio e pungitopo in inverno.
E tutto questo rincorrersi è senza fine, poiché essa è il simbolo non plus ultra del ciclo stagionale, della ruota dell'anno. Per questo è rotonda come un cerchio.
La ghirlanda è "IL" simbolo.
Essa addobba e fa festa senza bisogno di altro: quando la vediamo appesa a un portone o sopra un caminetto, subito ci rende noto che si sta celebrando qualcosa. E infatti nel suo nome risiede il concetto di "guarnire", "imbandire": tutti verbi che in qualche modo richiamano l'idea di riunione e celebrazione.
Inoltre possiede una sfumatura regale, perché imparentata con la corona, quella solare e quella dei Re; per questo erano ghirlande le corone che adornavano le teste dei vincitori e dei letterati, così come oggi è una ghirlanda di alloro quella che incorona il novello laureato (da lauro, alloro).
Insomma, creare una ghirlanda con le proprie mani può essere un momento rituale durante il quale caricare i propri desideri e intenti in un oggetto antico che solletica la nostra memoria più ancestrale.
Ell’era assisa sovra la verdura,
allegra, e ghirlandetta avea contesta
di quanti fior creassi mai natura,
de’ quai tutta dipinta era sua vesta.
E come prima al gioven puose cura,
alquanto paurosa alzò la testa;
poi colla bianca man ripreso il lembo,
levossi in piè con di fior pieno un grembo.
(A. Poliziano, Stanze per la giostra, Libro I, strofa 47)
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