Vi siete mai chiesti da dove provenga la festa di Halloween? Perché ci si traveste da diavoletti e vampiri? E perché si chiedono i dolcetti?
Se avete risposto "America", "è una festa satanica" ed "è una festa per bambini" siete completamente fuori strada.
Halloween è la moderna eredità dell'antica festa celtica "Samhain", una celebrazione che onorava i defunti e festeggiava il passaggio stagionale dall'estate all'inverno, con risvolti sociali e religiosi profondi e affatto scontati.
Per questi e altri motivi è nato l'anno scorso il progetto "Le vere origini di Halloween"che vuole riabilitare la giusta immagine di questa meravigliosa festa dai toni a volte scanzonati, ma pur sempre legati a una spiritualità complessa e definita.
Nel sito ufficiale e nella pagina facebook potrete trovare tantissimi articoli, ebook e altri strumenti di conoscenza curati da storici e autori italiani, non ché da psicologi, antropologi e ricercatori. Insomma un punto di riferimento per tutti coloro che amano conoscere la verità delle cose anziché perpetrare le dicerìe e le superstizioni.
Qui di seguito riporto un mio articolo scritto per la rivista di approfondimento filosofico "Riflessioni" in cui la parte storico-antropologica ben descrive il senso di appartenenza di una cultura fortemente legata ai cicli naturali e distante anni luce dalle macabre convinzioni odierne.
Halloween? No, Samhain
di Monica Casalini
Siamo
in età precristiana. Ci troviamo nel Nord Europa dove il freddo
invernale costituisce un nemico invisibile che ogni anno falcia via le
vite di tante persone del nostro villaggio. Siamo alla fine di ottobre e
il freddo pungente annuncia la fine dell’estate e l’inizio
dell’inverno: Samhain.
Questa parola deriva dal gaelico antico "Sam
Fuin" ovvero fine dell’estate (nel tempo Samhuinn in gaelico e Samhain
in inglese antico). Gli antichi Celti dividevano l’anno in due grandi
stagioni in base alla transumanza del bestiame e questa festa segnava
la fine dei raccolti e l’inizio della parte buia dell’anno. Come detto,
questo è l’ultimo raccolto, quello più importante che si spera essere
anche il più abbondante perché dovrà fornire cibo per tutti i mesi
invernali, garantendo la sopravvivenza di tutti.
La festa dei morti e la divinazione
Samhain costituisce quindi un passaggio dalla
luce al buio, chiude un ciclo e ne apre un altro, perciò era
considerato una specie di capodanno. In questa occasione (così come
nella festa speculare di Beltane, sei mesi dopo) i confini dei mondi
diventano più sottili, permettendo qualche “intrusione” da un mondo
all’altro. I Celti sapevano che gli spiriti degli avi tornavano sulla
terra a far visita, portando – chissà – auspici e protezione. Questo è
il motivo principale per cui a Samhain oggi leggiamo le rune e i
tarocchi per trarre auspici per il futuro. A proposito di divinazione,
una vecchissima filastrocca inglese recita:
“When witches abound
and ghosts are seen
your fate you‘ll learn
on Halloween”
and ghosts are seen
your fate you‘ll learn
on Halloween”
Trad.: Quando le streghe abbondano
e fantasmi vengono avvistati
scoprirai il tuo destino
nel giorno di Halloween.
Le zucche
Come da tradizione gli antichi infilavano una
candela in una rapa cava posta fuori dalla finestra affinché gli
spiriti ritrovassero la strada di casa. (La zucca arrivò centinaia e
centinaia di anni più tardi, quando i primi coloni inglesi migrarono in
America, e non avendo a disposizione rape, le sostituirono con le
zucche).
Infatti la leggenda irlandese di Jack o’Lantern
vede come protagonista un uomo condannato a vagare di notte con una
rapa porta-candela.
Con le zucche la cosa cambiò, perché essendo
molto grandi permettevano di essere intagliate e quindi di poterci
disegnare sopra facce buffe o spaventose per scacciare gli spiriti
cattivi.
Il cibo rituale
Banchetto. Un’altra tradizione era
quella di preparare un lauto banchetto che aveva il duplice scopo di
propiziare abbondanza durante l’inverno e di onorare i defunti, con
l’aggiunta di un posto vuoto a tavola.
Le “Fave dei Morti”. Sono i tipici
dolcetti che si preparano per la festa dei morti e si chiamano così
perché gli antichi (soprattutto gli antichi Romani) pensavano che le
piante a baccello fossero dei collegamenti naturali tra gli
l’Oltretomba e la Terra. Per questo motivo credevano che i morti
mangiassero fave e fagioli e durante le Parentalia (feste romane dei
morti) il capofamiglia se ne gettava dietro le spalle una manciata. Col
tempo l’usanza cambiò pur conservando la sostanza: il concetto di
cibo.
Soul Cake. Sì, c’entra anche Sting.
Durante il Medioevo in quasi tutta l’Europa del Nord si preparava una
torta chiamata “soul cake” (torta dell’anima), probabilmente un
rimasuglio delle fave dei morti. Questa torta consisteva in un pane
dolce con uva sultanina o ribes. Per i bambini era tradizione fare
“souling” cioè andare di porta in porta chiedendo un pezzo di torta e
per ciascuna fetta si doveva pregare per l’anima di un parente defunto
(molto simile al dolcetto scherzetto moderno, eh? Ma come vedremo più
avanti è il Souling a derivare dal Trick or Treat). E c’era anche una
canzoncina… rivisitata poi da Sting e adattata al Natale:
“A soul cake
a soul cake
have mercy on all christian souls
for a soul cake”
Trad.: abbi pietà per tutte le anime cristiane per una torta dell’anima.
Halloween e Ognissanti
Il termine deriva dalla frase “All Hallows Eve”
cioè “notte di tutti gli spiriti”, che nel tempo si è contratta nella
forma “Hallow E’en”. Hallow di per sé significa santo, ma non certo
nell’accezione odierna, bensì a significare “sacro”; così come sacro è
lo spirito del defunto che torna nella Terra dell’Estate prima di
reincarnarsi.
Halloween-Samhain si festaggia nella notte fra
il 31 ottobre e il 1° novembre perché per i Celti il giorno aveva
inizio dopo il tramonto del giorno precedente.
Quando la Chiesa Cattolica decise di sostituire
la propria festa con quella pagana, la spostò dal 13 maggio al 1°
novembre per sovrapporla ad essa. In altre parole, la festa dei Santi
(cioè dei morti, perché i Santi sono persone morte) si sovrappose alla…
festa dei (santi)morti. Tanto per rafforzare la cosa – o per
incasinarla, non è chiaro – pose questa al 1° novembre e quella dei
morti “normali” al 2 di novembre.
E nonostante si tratti della stessa cosa, qualcuno ha anche il coraggio di definire Halloween una festa satanica…
Trick or Treat?
Questa frase significa "inganno o offerta?" poi divenuto "dolcetto o scherzetto". A chi non offre nulla viene fatta una burla che consiste nell'imbrattare i vetri delle finestre. Nell'antichità festeggiare Samhain era talmente importante che chi non osservava questa usanza veniva, in un certo qual modo, emarginato della comunità. Quel che resta di tale sgarbato trattamento è proprio il "trick or treat".
Questa frase significa "inganno o offerta?" poi divenuto "dolcetto o scherzetto". A chi non offre nulla viene fatta una burla che consiste nell'imbrattare i vetri delle finestre. Nell'antichità festeggiare Samhain era talmente importante che chi non osservava questa usanza veniva, in un certo qual modo, emarginato della comunità. Quel che resta di tale sgarbato trattamento è proprio il "trick or treat".
I moderni travestimenti
I contadini delle campagne irlandesi e scozzesi
credevano che in questa notte alcuni spiriti di defunti malvagi
potessero recargli del male. Perciò si travestivano da mostri, orchi,
fantasmi e altri personaggi terrificanti, per spaventare gli spiriti o
confondersi fra di essi e non essere molestati. Ecco spiegato il motivo
del travestimento horror che ancora oggi accompagna questa festa.
Oggi
Nel neopaganesimo Samhain (e la Calenda per la
Stregheria) costituiscono il capodanno perciò ci si butta alle spalle
tutto ciò che vogliamo eliminare dalla nostra vita e si fanno i
propositi per l’anno nuovo. Il rito classico consiste nello scrivere
cosa si vuole buttarsi alle spalle su un foglietto per poi darlo alle
fiamme. La cena dell’ultimo raccolto costituisce il massimo momento di
aggregazione con amici e parenti, si prepara un bel banchetto a base di
cibi autunnali e l’immancabile zucca cucinata in mille modi. La
tradizione vuole che ci sia sempre un posto vuoto apparecchiato in più
rispetto agli invitati; in questo modo si onorano i defunti che
potrebbero voler partecipare. Altra tradizione vuole che si mettano
fuori dalla porta una mela e una candela: la candela serve per indicare
la strada di casa ai propri defunti, mentre la mela serve per
sfamarli.
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